La Baia di Ulisse

Tindari, i laghetti e il Teatro Greco

Tindari…una vacanza nel romanzo di Camilleri

Tindari si affaccia sul golfo di Patti. Di grande interesse sono i reperti archeologici che consentono di leggere la sua storia antica: ci testimoniano la sua passata grandezza le ampie mura perimetrali della città, l‘anfiteatro romano, la basilica, le terme, alcune case e vie con importanti mosaici. Il teatro venne costruito in forme greche alla fine del IV secolo a.C. e in seguito rimaneggiato in epoca romana, con una nuova decorazione e l’adattamento a sede per i giochi dell’anfiteatro.

Dal 1956 vi ha sede un festival artistico che annovera tra le manifestazioni danza, musica, e ovviamente teatro. All’estremità orientale del promontorio, a strapiombo sul mare, in corrispondenza dell’antica acropoli si trova il Santuario, il quale ospita la statua della Madonna Nera, le cui origini sono legate ad una leggenda, secondo la quale la scultura, trasportata per mare, impedì alla nave di ripartire dopo che si era rifugiata nella baia di Tindari per sfuggire alla tempesta. I marinai, depositarono a terra via via il carico, pensando che fosse questo ad impedire il trasporto, e solo quando vi portarono anche la statua, la nave poté riprendere il mare. La statua venne quindi portata sul colle soprastante, dentro una piccola chiesa che dovette in seguito essere più volte ampliata per accogliere i pellegrini, attratti dalla fama miracolosa del simulacro. Alla base del promontorio si trova una zona sabbiosa con una serie di piccoli specchi d’acqua, la cui conformazione si modifica in seguito ai movimenti della sabbia, spinta dalle mareggiate. Secondo una leggenda la spiaggia si sarebbe formata miracolosamente in seguito alla caduta di una bimba dalla terrazza del santuario, ritrovata poi sana e salva sulla spiaggia appena creatasi per il ritiro del mare. Tindari il titolo ad un romanzo giallo di Andrea Camilleri della serie di Montalbano, La gita a Tindari. Inoltre, già Salvatore Quasimodo scrisse la poesia Vento a Tindari. Nelle “Verrine”, M.T. Cicerone si sofferma a lungo su Tindari e sulle spoliazioni subite dalla città durante la magistratura di Verre.

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